“Lavoreremo ancora per dieci anni, anche se molte scelte sono state foriere di una serie di occasioni perdute. Mi piacerebbe capire cosa fare nel prossimo futuro. E’ solo con il dibattito pubblico che potremo migliorare”. Inizia così una nota a firma di Paolo Tella, presidente di L’Aquila 2009 e membro del direttivo della Confederazione Nazionale dell’Artigianato della Provincia dell’Aquila (CNA), in cui invita tutte le parti interessate ad un dibattito pubblico per capire subito e bene cosa fare e come per ottenere il massimo da questo momento storico che ci troviamo a vivere, legato alla ricostruzione dell’Aquila e della sua Provincia.
Sono 4 le direttive da seguire secondo la ricetta che Tella propone per la programmazione del prossimo futuro, economia, urbanistica e demografia, gestione e verifica dei risultati, che nel complesso andrebbero a formare uno schema sintetico che comprende tutto, dalle linee strategiche a quelle operative.
Di seguito la nota per esteso:
di Paolo Tella* – Lavoreremo ancora per dieci anni, anche se molte scelte sono state foriere di una serie di occasioni perdute. Mi piacerebbe capire cosa fare nel prossimo futuro. E’ solo con il dibattito pubblico che potremo migliorare. Ci sono alcuni punti che credo siano determinanti: economia: la certezza della programmazione; urbanistica e demografia: le competenze sul pianificazione e lo sviluppo; gestione: la quotidiana organizzazione connessa all’utilizzo delle risorse; verifica dei risultati; per migliorare ciò che non ha funzionato.
E’ uno schema sintetico che comprende tutto, sia le linee strategiche che quelle operative e non si può prescindere da ciò. Ora provo ad espandere, se pur sinteticamente i suddetti punti:
1) Economia: la nuova Legge sulla ricostruzione, quella diffusa mesi fa, comprende molto ma esclude una programmazione certa dell’erogazione di risorse. Il meccanismo “programma – impegno – disponibilità di cassa” non solo non ci permette di fare un cronoprogramma attendibile (vediamo il cronoprogramma del Comune in cui viene indicato il 2014 anno di inizio dei lavori in molte frazioni oggi ancora immobili) ma cosa ben più grave è che stiamo spendendo in anticipo i soldi degli anni futuri e potrebbe succedere che nel 2017 non si possa più spendere a seguito del patto di stabilità. E’ importantissimo il lavoro che oggi i nostri parlamentari stanno facendo per approvare, all’interno del Milleproroghe, la possibilità di sforare i limiti previsti dal patto di stabilità.
Solo una legge può incidere realmente ma quella elaborata da Legnini a suo tempo e più volte annunciata, di cui lo stesso Legnini dice che è stata presentata ed è iniziato l’iter per l’approvazione parlamentare, non si conosce: è segretissima. Ora sappiamo che la bozza circolata è stata modificata radicalmente ma nessuno (nessuno?) riesce ad avere indicazioni sulle modifiche apportate. Se nella bozza della legge circolata ci sono solo alcune restrizioni sugli affidamenti privati perché non si esplicitano norme anticorruzione e le norme per l’accesso al credito delle piccole imprese?
Il blocco della cessione dei contratti è un regalo alle imprese che ne hanno incamerati tanti ma è un danno per i cittadini che rischiano di vedersi allungare i tempi indefinitamente. Le imprese con scarse risorse finanziarie preferiscono allungare i tempi. La mancata regolamentazione dei subappalti, altro esempio, penalizza le piccole imprese e tutto il tessuto dell’economia locale. Ho proposto, da consigliere del CNA, un patto etico per il territorio legato ad un criterio reputazionale: non tanto una “white list” basata su criteri puramente amministrativi ma sapere quanti ritardi hanno le imprese, quanti contenziosi, o quanti committenti soddisfatti per tempi, qualità e rispondenza della realizzazione all’offerta, quante innovazioni realizzate e con quali costi oltre che con quale efficacia; servirebbe a sapere quali imprese contribuisco al miglioramento della qualità della vita attraverso il sostegno a sport e cultura.
Il patto etico per il territorio servirebbe a conoscere le imprese capaci di essere portatrici di responsabilità sociale. Serve dare ai cittadini elementi tangibili per orientarsi: uno sportello per il cittadino è necessario. Sapere a chi chiedere quali sono i diritti ed i doveri ma anche come valutare le diverse opportunità o quali rischi si corrono. E’ evidente che per una simile complessità non può essere esaustiva una nuova legge che, se approvata, dovrebbe necessariamente far riferimento ad uno o più decreti attuativi; il rischio che corriamo è che, una volta approvata la legge, il rimando a regolamenti attuativi comporterà ancora tempi lunghi. In attesa è opportuno regolamentare con disposizioni interne di Comuni ed Uffici Speciali: prima si fa e meglio è.
2) Urbanistica e demografia: le competenze sul pianificazione e lo sviluppo. Il Comune dell’Aquila ha un piano strategico, un piano di ricostruzione, un progetto di smart city e si sta discutendo sul nuovo piano regolatore (c’è altro?); inoltre molti interventi proposti da molti soggetti (Curia, Fondi Immobiliari, costruttori, commercianti) si innestano in una dinamica molto spumeggiante con grandi idee di grandi progetti che potrebbero incidere molto positivamente sulla città del futuro. Ma non si conosce la gerarchia degli strumenti. Ad esempio: se il piano strategico indica “sostenibilità e partecipazione” con indirizzi per la città futura, dovremmo avere un piano regolatore con zero consumo di suolo, classe energetica obbligatoria degli edifici, luoghi per la socialità, quartieri pedonalizzati con ottimi servizi pubblici, iniziative a sostegno dell’economia locale (qualsiasi Comune può sostenere lo sviluppo locale: non venite e dirmi che devono farlo altri) meccanismi di informazione ai cittadini che permettano una partecipazione consapevole dimostrata dalle decisioni prese dopo il percorso di condivisione.
Partecipazione non significa informare dopo ma chiedere prima di decidere. Ecco: una Città Nuova. Sostenibile e partecipata, con una miriade di iniziative e di investitori, con una amministrazione capace di attrarre prima i cittadini e poi anche studenti, turisti, imprese. E’ quella che auspico dal 2009 e su cui ha ragionato tutta la città organizzando iniziative di ogni tipo. Ma oggi ancora non si conosce la proiezione futura o, meglio, esiste ma non è condivisa.
Si conoscono molte idee ed iniziative, tutte meritevoli di sostegno, ma tante attività messe insieme non costituiscono un progetto di città. Ciascuno ha la sua idea, ciascuno spinge persone e tira giacchette perché la sua sia prevalente su quella di altri, spesso senza sapere che si sta tirando nella stessa direzione. Questo è il vero limite della cultura endogena di questa città: il segreto. Tutti in conflitto apparentemente ma spesso d’accordo sotterraneamente. La vision sconosciuta crea dubbi e malesseri. Se fra qualche anno a L’Aquila ci saranno ventimila nuovi residenti non appartenenti a questa cultura e ventimila ex residenti avranno cambiato luogo, sarà la nuova composizione demografica a determinare il futuro. Resilienza o abbandono? Le scelte attuali favoriscono la resilienza o spingono all’abbandono? Un monumento ai resilienti lo facciamo? Basterebbe ascoltarli.
3) Gestione: la quotidiana organizzazione connessa all’utilizzo delle risorse. Riguarda la macchina burocratica costruita ad hoc per gestire la ricostruzione. Siamo passati da filiera e commissari per arrivare ad Usra ed Ufficio Ricostruzione: ogni tanto si blocca qualcosa, ogni tanto finiscono i soldi ma poi si trovano e quando ci sono i soldi non ci sono gli impiegati e poi le ordinanze cambiano le procedure e poi e poi… Eppure sono sei anni ormai. Dovrebbe andare tutto liscio come l’olio. Ma non si è pensato di nominare il nuovo titolare dell’Usra di concerto con i rappresentanti del territorio. Il Comune vuole il suo, il Ministero vuole il suo, i renziani vogliono il loro e forse pure qualcun’altro vorrebbe metterci bocca.
Siamo nuovamente al conflitto L’Aquila-Roma, al solito conflitto che vede interessi economici esogeni fare pressione per scardinare il sistema aquilano. Ma anche L’Aquila-Pescara. E noi? Noi che progettiamo e costruiamo ed aspettiamo la liquidazione delle spettanze senza conoscere i tempi? Noi (dico noi: progettisti, imprese, artigiani, associazioni, amministratori di condomini e presidenti di aggregati, associazioni di categoria) ne sappiamo più di tutti se messi insieme. Ma è possibile che la seconda ordinanza della nostra storia di terremotati fosse per la semplificazione della prima? Ora siamo ad oltre cento semplificazioni. L’Usra che vorrei svolge le tutte le funzioni istituzionali definite nel protocollo d’intesa del 7 agosto 2012, non solo alcune più burocratiche trascurando, ad esempio, la “valutazione della qualità della ricostruzione” (art.2 c. 3a), che è fondamentale per il futuro della nostra città; L’Usra che vorrei è un concreto referente per risolvere problemi progettuali, non cerbero autoritario che deve tagliare la spesa di tutti tranne che di se stesso. Con i ricorsi non si ricostruisce. L’Usra che vorrei definisce con un chiaro regolamento le procedure ed istruisce le pratiche anche per gli aspetti amministrativi connessi con i contratti e gli affidamenti, tutela i diritti dei proprietari, svolge consulenze ed emana pareri. Anche questo serve per evitare la corruzione, quella più spicciola e diffusa che crea difficoltà operative notevoli, quella basata sul principio diffuso del “trattandosi di procedure private si può fare ciò che si vuole” legittima i più scaltri lasciandoli liberi di trarre vantaggi personali. Sono pochi, lo so, pochissimi, e non mi piace generalizzare; ma sono questi pochi casi che diffondono percezione di malcostume denigrando intere categorie che lavorano bene ed onestamente, che denigrano tantissime persone oneste e capaci che caratterizzano la nostra città e che rappresentano la maggioranza silenziosa.
4) Verifica dei risultati per migliorare ciò che non ha funzionato. Il monitoraggio dell’efficacia degli interventi di ricostruzione-ristrutturazione; ad esempio: sapere come reagiscono le strutture a seguito degli interventi sarebbe elemento prezioso per il futuro del mondo. Un sistemino che legge gli spostamenti di ogni struttura confrontando acciaio, cemento armato e muratura. Efficacia in termini di risparmio energetico attraverso l’obbligatorietà della certificazione energetica: oggi gli interventi per il risparmio energetico vengono retribuiti con 130 euro al metro quadrato ma nessuno verifica se detto impegno di spesa comporta un reale abbattimento di costi energetici; la certificazione obbligatoria, prima e dopo ogni intervento, potrebbe fornire dati collettivi sul risparmio ottenuto in tutta la città, il Comune potrebbe beneficiarne in termini di quantità di CO2 non prodotta (le quote di CO2 non prodotte hanno valore di mercato) e potrebbe, così, dimostrare l’avvicinarsi agli obiettivi del patto dei Sindaci 20-20-20. Occasione perduta anche questa. Inoltre l’aumento delle specializzazioni delle imprese sarebbe fattore competitivo di successo per dare continuità di lavoro anche dopo la fine della nostra ricostruzione. Nessuno dei nostri Comuni ha attivato un ufficio per l’attrazione di fondi comunitari: rischiamo di destinare fondi alla ristrutturazione di stalle inutilizzate che, dopo l’intervento, resteranno stalle inutilizzate. Sono passati quasi sei anni: questo è il momento della riflessione serena e della qualità degli interventi, è il momento di pensare al futuro lontano, quello determinato dalle scelte di oggi.
La nascita di un centro di competenza sarebbe motivo di orgoglio per tutti noi, sarebbe occasione di lavoro specializzato e di studio, sarebbe un fiore all’occhiello di tutti i cittadini della città nuova.
*Paolo Tella è presidente del consorzio di imprese “L’Aquila 2009” e membro del direttivo della Confederazione Nazionale dell’Artigianato (Cna) della provincia dell’Aquila
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